I primi ricordi di Pippo
Nel 2015 abbiamo festeggiato i 100 anni di attività: un secolo di storia per una piccola distilleria artigiana nata in uno sperduto paesino della provincia di Catania… non è una cosa scontata. Almeno per noi. Ricordo un po’ come in un sogno mio nonno al lavoro: la sua scrivania aveva un piano obliquo, non orizzontale, come quelle di oggi. Lui morì che io avevo 7 anni. Mio padre Sebastiano aveva appreso dal padre tutti i segreti del mestiere divenendo lui stesso maestro distillatore e gestendo, oltre all’attività di famiglia, fondata dal nonno nel 1915, anche altre distillerie, tra cui quelle di San Paolo di Noto e di Castiglione di Sicilia… Avevo sette anni quando andai con mio padre per la prima volta a Limbadi e vidi “il continente”: un viaggio infinito. Non avevo mai preso un treno.
Lo studio e il lavoro
Ho sempre seguito mio padre e si può dire che ho vissuto in azienda sin dalla più tenera età…Il tempo è volato via: dalla distillazione siamo passati ai liquori fino ai risultati di oggi.
Ho studiato alla ragioneria perché questo ero il massimo che potessi fare nel ’58 in Sicilia (l’azienda era già in Calabria ma la famiglia non era stata ancora trasferita). Poi, dopo il diploma e dopo il servizio militare, sono stato catapultato nel lavoro, che peraltro io conoscevo già benissimo, dal momento che c’ero cresciuto. Ho frequentato anche l’università, per completare la mia formazione, parallelamente all’attività in azienda…
Poi dalla Sicilia, dove il nonno aveva cominciato l’attività nel 1915, nel 1963 ci trasferimmo definitivamente in Calabria, a Limbadi, e questa è diventata la nostra nuova terra. Senza traumi, perché già da molti anni era il luogo più importante della nostra attività.
Il “Vecchio amaro del Capo”
A metà degli anni ‘70, avevo ancora i figli piccoli, gli amari stavano diventando famosi. Allora mi venne in mente di rielaborare un’antica ricetta realizzata tramite una lunga infusione di erbe, fiori e frutti del luogo. Quell’amaro, lavorato in modo artigianale, come un piccolo scrigno di sapori e fragranze racchiudeva per me tutta la cultura e le tradizioni di Calabria. È nato così il “Vecchio amaro del Capo”…il Capo è Capo Vaticano, quello raffigurato sull’etichetta…L’amaro, fatto con ventinove erbe, frutti e radici che crescono prevalentemente sul monte Poro e nella zona del Capo, l’avevo venduto ancor prima di produrlo…Ancora dopo dieci anni la produzione si limitava a poche migliaia di bottiglie all’anno. E poi, piano piano, il grande salto. Negli ultimi anni, con campagne pubblicitarie efficaci (il merito è di mio figlio Nuccio, che tra le altre cose ha seguito sempre con grande interesse il lavoro di comunicazione per noi) il “Vecchio amaro del Capo” ha sfondato: primo amaro italiano, pluripremiato e conosciuto ormai in tutto il mondo. Beh, se me lo avessero detto negli anni ’70, avrei fatto fatica a crederci.
Liquori di Calabria…e non solo
Non produciamo e commercializziamo ormai solo il “Vecchio amaro del Capo”, nostro liquore di punta, che rappresenta circa il 70% del fatturato aziendale, ma anche molte grappe, il brandy, il liquore alla liquirizia… Inoltre dal 2013 abbiamo iniziato a gestire lo stabilimento della storica industria “Liquori Borsci”, che ha ripreso a produrre e commercializzare questo elisir famoso sin dal 1840. E poi abbiamo appena ultimato a Limbadi un nuovo stabilimento di circa 10.000 mq, ampliando quello già esistente..
È stata una continua ascesa di fatturato e di conoscenze: e ora sono pronto, in un certo senso, a passare la mano a mio figlio, pur continuando a lavorare…Oggi lavoriamo insieme… Non ci sovrapponiamo, ma discutiamo e decidiamo insieme delle cose importanti. Siamo impegnati nella nostra attività quotidianamente, nella normalità…Per avere successo non c’è alcun segreto: ci vogliono determinazione e chiarezza di idee. Noi, ad esempio, non abbiamo mai rinunciato a una virgola della nostra qualità..“Semper ad maiora”, è questo il nostro motto, scritto sulle nostre bottiglie, ed è la filosofia che ci ha sempre guidato.
Nuccio: il giorno di San Giovanni
Io e mio padre festeggiamo il compleanno nello stesso giorno. Strana coincidenza, vero? Sono nato a Vibo Valentia il 24 giugno del 1975 e mi chiamo Sebastiano Giovanni, anche se per tutti sono Nuccio. Mio padre Giuseppe Giovanni, detto Pippo, è nato esattamente trenta anni prima, nel 1945.
Noi rappresentiamo la terza e la quarta generazione della famiglia Caffo, che in un secolo di attività liquoristica (1915-2015) è riuscita a portare lo spirito italiano nel mondo…
Per la tradizione il 24 giugno rappresenta una felice congiuntura: pare che in questo giorno, e soprattutto nella notte che segue il 23, si concentri tutta la magia del solstizio… Per questo motivo si dice che ai nati in questa data la sorte abbia riservato come lavoro l’alchimia e la distillazione di liquori.
Crescere in azienda
Quando ero bambino mio nonno Sebastiano mi raccontava molte storie e tante altre cose straordinarie: sono cresciuto nel respiro dei suoi racconti…Le parole del nonno spaziavano in lungo e in largo.. Si può ben comprendere che non c’è un momento preciso in cui posso dire di aver cominciato a stare in azienda: ci sono praticamente nato. E poi cresciuto. Nella nostra attività si compendiano 100 anni di storia della famiglia Caffo e quattro generazioni di mastri distillatori.. La mia giornata, già da quando frequentavo le scuole medie e poi le superiori, aveva un ritmo ordinato…Trascorrevo tra il nonno e l’azienda quasi tutto il mio tempo libero, tanto che i miei amici coetanei si lamentavano di ciò e non riuscivano a comprenderne il motivo…
Solo quando sono cresciuto ho compreso fino in fondo quanto sia stato importante lo stimolo costante di nonno Sebastiano a fare sempre del mio meglio.
La convivenza generazionale
Il ruolo che rivesto nelle società del gruppo non è stato preparato, ma è una naturale evoluzione del mio interesse, prioritario rispetto a qualunque altra cosa, poiché era ciò che mi dava più soddisfazione. Non si tratta di un passaggio generazionale ma penso sia più corretto parlare di convivenza generazionale; le varie generazioni hanno convissuto nella mia famiglia sempre in armonia e non c’è mai stata una frattura che avrebbe potuto rompere questo equilibrio… Posso dire di essere cresciuto anche insieme a mio padre, che, quando sono nato, aveva trent’anni. Lui mi ha sempre coinvolto nell’attività, sia in produzione che in tutti gli altri ambiti…
Vi è grande sintonia fra me e lui, perché la sua esperienza si integra bene con la mia propensione al cambiamento e all’ innovazione.
Tradizione e innovazione
Con grande orgoglio posso affermare che per garantire la naturalezza delle materie prime abbiamo costruito una vera e propria filiera produttiva…Abbiamo tenuto fermi alcuni elementi di base dei processi tradizionali apportando però quelle modifiche importantissime legate all’evoluzione delle tecnologie…Ogni azienda nella sua vita affronta tante sfide: da quelle più piccole e quotidiane a quelle più importanti. Ma per noi quella decisiva è stata far diventare “Il vecchio amaro del Capo”, che è il nostro fiore all’occhiello, il liquore della sua categoria più consumato in Italia…
Tuttavia non basta avere il migliore prodotto del mondo se non lo si sa comunicare e vendere. Ed è forse questo uno dei segreti del successo del nostro amaro…
Oggi ho la responsabilità, insieme a mio padre Pippo, di portare avanti il sogno delle due generazioni che mi hanno preceduto: e questo sogno oggi è pure il mio e sarà, spero, anche quello di mio figlio, quando ne avrò uno e se vorrà scrivere altre pagine di questa storia.