Le mie radici
Sono nata a Napoli nel 1937, in una famiglia dalle radici nobiliari profonde.
La città, con il suo calore, la sua vivacità e la bellezza paesaggistica, è stata la cornice della mia infanzia e della mia formazione. Crescendo in una città così ricca di contrasti, ho imparato a trovare la bellezza anche nelle difficoltà. Mio padre, Carlo Colonna di Paliano, era un uomo di grande prestigio: Onorevole e Costituente nel primo Parlamento italiano, era spesso assente a causa dei suoi impegni pubblici e per la conduzione delle sue proprietà in Calabria. Mia madre gestiva da sola la nostra numerosa famiglia. Le sue norme severe erano accompagnate da un amore profondo per la nostra educazione. Da lei ho appreso che la determinazione e il lavoro erano fondamentali. Questo background familiare mi ha insegnato a non dare nulla per scontato e a guardare avanti, affrontando ogni sfida con la massima serietà.
Il trauma della guerra
I miei primi anni sono stati segnati dalla guerra, che ha influito profondamente sulla mia vita e sulla mia famiglia. Napoli, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu teatro di eventi drammatici. Ricordo bene i bombardamenti incessanti e le nostre notti passate negli scantinati sotterranei di Palazzo Donn’Anna, la nostra residenza, una maestosa dimora del ‘600, costruita dall’architetto Cosimo Fanzago per volere del viceré spagnolo don Filippo Gùzman de las Torres e destinato a sua moglie Anna Carafa.
Le esplosioni e i suoni spaventosi erano parte della nostra quotidianità e i rifugi antichi nel tufo divennero la nostra casa temporanea. Le immagini di una Napoli distrutta rimasero impresse nella mia mente. Ogni tanto, con il permesso dei miei genitori, potevo osservare le bombe che cadevano sul porto di Napoli e queste immagini di devastazione sono rimaste ricordi indelebili nella mia mente.
L'amore per la lettura
Fin da piccola avevo un grande amore per i libri. Ricordo con affetto la mia prima lettura, “I misteri della giungla nera”, di Emilio Salgari, prestato da un’amica. Leggere era il mio rifugio e la mia passione; questo amore per i libri plasmò la mia visione del mondo e ha sempre rappresentato un’opportunità di crescita fondamentale. Oggi noto una differenza tra la mia generazione e i bambini di oggi, che sembrano avere meno interesse per la lettura, immersi in un mondo di giocattoli con cui neppure giocano più.
Gli anni di formazione
Dopo aver ottenuto la licenza ginnasiale, mi trasferii in Svizzera per due anni. I miei studi a Losanna furono impegnativi e mi distaccarono dai miei sogni di studiare filosofia all’università.
Tornata in Italia, mi resi conto che mi mancava ancora la licenza liceale, un ostacolo tra me e il desiderio che coltivavo. Mia madre propose una soluzione. Avrei avuto l’opportunità di studiare con insegnanti privati per un anno. Il mio impegno mi permise di superare l’esame, aprendomi finalmente la strada verso l’università e il mondo della filosofia che tanto desideravo esplorare.
Questa esperienza mi insegnò a perseverare e a trasformare le sfide in opportunità. Finalmente, all’Università Federico II, iniziai gli studi in Lettere e Filosofia, cui mi dedicai con passione.
Galeotta fu Roma
L’incontro con il futuro marito, il Cavaliere del Lavoro, Conte Vittorio Emanuele Rimbotti, avvenne durante il matrimonio di una mia cugina a Roma. Quando ci innamorammo e decidemmo di sposarci, il mio percorso accademico fu interrotto, ma il nostro matrimonio aprì nuove strade e opportunità.
Vivere accanto a una persona così piena di vita e di idee mi ha insegnato a guardare sempre avanti, a non fermarmi mai di fronte alle difficoltà e a credere nel potenziale mio e delle altre persone. Ogni giorno con lui era una scoperta, un viaggio verso nuovi orizzonti.
Le esplosioni e i suoni spaventosi erano parte della nostra quotidianità e i rifugi antichi nel tufo divennero la nostra casa temporanea. Le immagini di una Napoli distrutta rimasero impresse nella mia mente. Ogni tanto, con il permesso dei miei genitori, potevo osservare le bombe che cadevano sul porto di Napoli e queste immagini di devastazione sono rimaste ricordi indelebili nella mia mente.
Un cuore, due città
Le nozze mi hanno portato a Firenze – anzi a Fiesole, uno dei sobborghi più belli – dove viveva mio marito e dove abito tuttora. All’inizio, trovavo la città riservata e diversa da Napoli. Tuttavia, con il tempo, apprezzai la sua bellezza e la sua ricchezza culturale.
Il capoluogo toscano è una delle poche città italiane che ha una storia “tutta sua”, mentre Napoli è appartenuta a varie dinastie. Forse per questo motivo Firenze, così mi è parso, era più riservata, più aristocratica… gli inizi non furono facili.
Oggi ho due luoghi del cuore: Napoli, con il suo calore travolgente, e Firenze, con la sua serena magnificenza. Entrambe hanno plasmato il mio spirito, arricchendomi la vita in modi inimmaginabili. Napoli mi ha insegnato la passione e la bellezza, mentre Firenze mi ha mostrato la profondità e la raffinatezza dell’arte. In questo modo, il mio cuore è diviso tra due amori, entrambi essenziali per la mia anima.
L'amore che illumina
Mio marito, un ingegnere di grande sensibilità e impegno sociale, ha avuto un impatto profondo sulla mia vita. Aveva avuto un’infanzia complicata: sua madre era morta quando lui aveva dodici o tredici anni ed era andato ad abitare con degli zii che erano i proprietari della Villa Il Garofalo, la dimora storica nella quale vivo. La famiglia di Dante Alighieri e quella di Beatrice sono state probabilmente le più illustri tra le famiglie che, nel corso dei secoli, hanno abitato qui.
La sua disponibilità ad aiutare gli altri e il suo sostegno incondizionato sono stati per me una fonte di ispirazione. La libertà che mi ha concesso di seguire le mie passioni e di contribuire ala crescita culturale e morale della società è stata fondamentale per me.
Un viaggio di impegno e di scoperta in difesa delle donne
Sposata e presto madre, ho trovato un equilibrio tra la vita familiare e l’impegno sociale. Il lavoro associativo con il CIDD, il Comitato Italiano Difesa della Donna, è stato particolarmente significativo. Questa organizzazione lottava per i diritti delle donne in un’epoca di grande indifferenza verso le problematiche di genere.
Ho avuto l’opportunità di conoscere storie di donne in difficoltà e di contribuire alla chiusura delle case di tolleranza. Essendo giovane all’epoca, questa esperienza fu una grande scuola per me: mi permise di sviluppare un forte interesse per i diritti umani e mi mostrò il potere del lavoro collettivo e della solidarietà, stimolando il mio impegno per la giustizia sociale e l’uguaglianza.
Successivamente, ho ricoperto il ruolo di Presidente della Consulta regionale femminile autonoma della Toscana e del CIRS. Poi sono entrata nell’Associazione delle Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, l’AIDDA. Pensavo di accettare solo per partecipare, ma loro decisero che dovevo fare la Presidente. Questo mi ha permesso di conoscere persone di ogni tipo, professioniste e imprenditrici. Sebbene io non fossi né l’una né l’altra, ho imparato tantissimo. Gli scambi di conoscenze e l’affetto che ho ricevuto sono stati preziosi.
Il ricordo dell'alluvione del '66
L’alluvione di Firenze del 1966 è stata una calamità che ha colpito profondamente la città. Nonostante la devastazione, la risposta collettiva fu straordinaria. In quel contesto, io e altri abbiamo avuto l’idea di allestire una cucina da campo in Piazza Santa Croce.
Lì cucinavamo per i volontari e le persone colpite dall’alluvione.
Ho visto come la comunità si è unita per affrontare l’emergenza e questo episodio mi ha insegnato il valore della solidarietà e dell’impegno collettivo.
L'attentato a Via dei Georgofili e la nascita dell'Associazione Amici degli Uffizi
Ma è stato il 1993 che ha segnato una svolta nel mio percorso. Dopo l’attentato di via dei Georgofili, ho sentito forte il dovere di intervenire. Da questa esigenza sono nate l’Associazione “Amici degli Uffizi”, che ho fondato assieme a tanti amici appassionati d’arte, e la sua gemella americana, “Friends of the Uffizi Gallery”.
La nostra missione: proteggere e valorizzare uno dei musei più importanti al mondo.
Siamo orgogliosi di aver finanziato, in oltre venti anni di attività, oltre 112
restauri e 115 acquisizioni, per un totale di 20 milioni di euro.
In parallelo, mi sono impegnata nel FAI, il Fondo Ambiente Italiano, e nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Scuola Musica di Fiesole, una delle istituzioni musicali più stimate in Italia.
L’arte e la bellezza hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale nella mia vita: credo profondamente nel loro valore incommensurabile, nella loro capacità di aprire gli occhi, di elevare lo spirito, di stimolare l’intelletto e di unire le persone.
Per me l’arte non è solo estetica, ma anche un potente veicolo di cambiamento, di riflessione oltre che di crescita personale e sociale.
Sono estremamente orgogliosa di aver dato il mio contributo alla salvaguardia e alla valorizzazione dell’arte. Mi considero davvero fortunata, poiché ritengo che una vita piena d’amore sia una vita ben spesa.
Tuttavia non mi sento un’eroina: il mio privilegio è stato quello di mettermi al servizio di questo meraviglioso mondo, concorrendo a custodire quanto esso ha di meglio.