La Fondazione Tommaso Dragotto, protagonista ‘nella cultura’: la mostra La Sicilia – Il grand tour, approda a Roma, nella splendida cornice di Palazzo Cipolla, in via del Corso.
Promossa e organizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, in collaborazione con la Fondazione Federico II, Sicilia, il Grand Tour più che una mostra è l’appassionato racconto di un viaggio, romantico e insieme autentico, nell’anima di una terra magica, crogiolo di miti e scrigno di civiltà ancora radicate nei luoghi, tra le abitudini, dentro le credenze del suo popolo unico. Un viaggio che, a distanza di quasi due secoli e mezzo, ripercorre il cammino di Goethe – uno dei massimi cantori e allo stesso tempo profeti dell’isola – affidandone le tappe ai poetici pennelli e alle matite di uno dei maggiori acquarellisti al mondo, e la voce a Lorenzo Matassa, giurista, ma soprattutto siciliano appassionato.
Dalle aree archeologiche di Segesta e Selinunte a Favignana – dove il profumo dei panni stesi sembra emergere con vigore dagli acquerelli – dalla “perla nera” Pantelleria alle scintillanti Saline di Mozia, dalle cave in marmo di Custonaci ai piccoli borghi rurali e ancora alla campagna, abbagliante anche d’inverno, fino al mare, con i rudi faraglioni levigati dalla sua lunatica danza, c’è davvero tutto il fascino di una terra di miti e di eroi negli scorci ritratti dall’artista.
Si tratta di luoghi potenti, nei quali Moireau si è recato personalmente, accompagnato dal suo inseparabile zaino con gli attrezzi da lavoro, tavolozza, fogli bianchi e l’immancabile sgabello pieghevole.
«Ho intrapreso questo viaggio a luglio del 2015, e, per due anni, sebbene non in maniera continuativa, ho compiuto un percorso a zig-zag in questa terra magnifica. Ci sarò stato in tutto una decina di volte – spiega Fabrice -. Ho viaggiato quasi sempre da solo, perché la solitudine mi aiuta a concentrarmi, lavorando sempre all’aria aperta, come un impressionista, avvolto dal paesaggio che è il vero protagonista delle mie opere. Seguendo i passi di antenati illustri, di pittori e poeti immensi che, prima di me, hanno esplorato questa terra, sono entrato in contatto con i siciliani, gente mistica, speciale, alla stregua dei filosofi. Ho assorbito il loro mondo, la loro dimensione popolare, dipingendola con il cuore. Certo, talvolta ho inserito nei miei paesaggi qualche soggetto. Lo faccio raramente perché il mio è uno spazio vuoto, deserto, che evoca talvolta un senso di stanchezza, di melanconica bellezza».
In realtà qualche volta Fabrice ha viaggiato in compagnia di Tommaso Dragotto, presidente dell’omonima Fondazione, alla quale l’artista ha concesso le circa 400 opere a colori che tracciano il nuovo percorso goethiano. È stata dell’imprenditore siciliano, ma anche di Matassa, l’idea di effettuare un nuovo viaggio sulle orme dello scrittore tedesco, «in macchina, certo, piuttosto che a dorso di mulo».
Fonte: Arte.it
Fonte foto: Tommaso Dragotto e Fiori di acciaio