Sono sempre di più i brand del lusso che si stanno interessando ai nuovi spazi commerciali e cercano un partner affidabile nel settore del retail. Perché la creazione di boutique (multi e monomarca) delle principali griffe italiane ed europee nelle più lussuose capitali russe – da Sochi a San Pietroburgo – è davvero un’imperdibile opportunità.
Made in Italy, sì. Ma con i russi e in Russia
L’apertura di fashion store di luxury brand italiani nelle ricche vie dello shopping delle metropoli russe è una ghiotta occasione di business. «Ma non va improvvisata – spiega Denis Giovanelli, dall’alto dei suoi 23 anni di esperienza nel mercato euroasiatico – ed ecco come noi di Tecnoshops vi guideremo passo dopo passo … dalla Russia»
Punto di sbocco per prodotti finiti e hub dell’intera Asia: a chi non farebbe gola la Russia con i suoi 150 milioni di potenziali consumatori e base logistica e produttiva per l’Estremo Oriente? Già, ma dove lo vado a trovare un partner serio, in grado di realizzare il mio progetto all’estero? Questa è la solita domanda che finisce per scoraggiare gli imprenditori e limitare le spinte progettuali e gli investimenti.
Nel settore del retail contano velocità di esecuzione ed affidabilità. E contano il doppio quando si opera in un Paese straniero, per difficoltà di comunicazione e intoppi burocratici. Il “metodo Tecnoshops”, azienda di Fano, nelle Marche, che vanta più di 1000 negozi realizzati in tutto il mondo per i fashion brand più noti – propone la ricetta vincente per superare ogni ostacolo e portare a termine il progetto retail più complesso e ambizioso: Made in Italy, sì. Ma con i russi e in Russia.
L’azienda italiana ha sviluppato infatti una felice sinergia con il contesto locale: la chiave di volta è proprio l’interscambio tra PMI italiane e piccole imprese russe. «Fare made in Italy al fianco dei russi, portare le nostre unità produttive all’interno del mercato russo per metterci al servizio sempre di più dei nostri clienti per la loro progettazione anche nel mondo dei centri commerciali», sorride Denis Giovanelli che guida da sempre Tecnoshops. Uno che ci vede sempre giusto e sa cogliere le opportunità: basti pensare che la sua azienda ha realizzato il primo negozio prodotto interamente in Russia per il cliente MaxMara, già nel 2010!
E poi ci sono le situazioni contingenti che potrebbero non presentarsi più: il gigante russo, anche a causa delle sanzioni, sta andando nella direzione di una maggiore modernizzazione e diversificazione dell’economia passando da mercato di consumo a mercato di produzione. E il Governo ha avviato un imponente piano di sostituzione delle importazioni finalizzato allo sviluppo e all’ammodernamento dell’industria nazionale. Risulta quindi evidente come questa unione di intenti sul territorio (mente italiana, braccio russo) può portare dei risultati interessanti per le PMI italiane.
Aggiunge Giovanelli: «Con il know-how Tecnoshops, la conoscenza del territorio anche sotto il lato della logistica e delle dogane, riusciamo sempre a semplificare le cose».
Detto in altre parole, Tecnoshops consegna un progetto completo chiavi in mano, senza lungaggini e spiacevoli sorprese, ponendosi come il principale general contractor per eseguire lavori all’estero. Avere un partner affidabile è il primo ingrediente per la riuscita della nostra impresa.
In sostanza “fare made in Italy con i russi” significa avvicinare concretamente i due mondi: attraverso competenze tecnico-organizzative italiane, da un lato, e dall’altro produzione locale russa per risparmiare su onerosi dazi doganali ed elevati costi di trasporto, Tecnoshops si pone al servizio dei migliori luxury brand internazionali. Insomma, carpe diem, come dicevano i latini: in fondo questa è una fase storica particolare per la nostra economia, e questa opportunità va catturata in fretta. Quando la Russia tornerà alla normalità, difficilmente si riprodurranno i livelli pre-crisi del 2013, e si chiuderanno gli spazi per i prodotti di moda, tecnologia e design Made in Italy.
Giocare in anticipo con la garanzia Tecnoshops, non solo si può, ma si deve. Ora.
Fonte: Corrieredelleconomia.it