Una passione innata
Carlo Rambaldi, il ferrarese trapiantato in America, non è solo universalmente conosciuto come uno dei più grandi creatori di essere fantastici, per un totale di centinaia di collaborazioni a film di ogni genere e livello, ma è anche un maestro che ha fatto della propria arte una ricerca continua e “ossessionata” verso un’idea: è il movimento che regala emozione. Nato a Vigarano Mainarda in provincia di Ferrara il 15 settembre 1925, sin da bambino Rambaldi cerca di animare tutte le cose che crea: fondamentale, in questo, anche l’esperienza nell’officina meccanica del padre. Dopo la laurea conseguita presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, da pittore e scultore inizia a frequentare l’ambiente cinematografico. “Sbarca” dunque a Roma, dove realizza i suoi primi progetti con famosi registi italiani.
Il trasferimento negli Stati Uniti ed il successo
Poi si trasferisce a Los Angeles dalla seconda metà degli anni ’70: qui diviene un maestro degli effetti speciali, un grande artista del cinema, che lascia un segno indelebile della sua arte. Vince tre premi Oscar per i film King Kong di John Guillermin (1976), Alien di Ridley Scott (1979) ed E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg (1982).
Attento studioso del passato e del presente, e fertile ideatore di città del futuro, può essere considerato l’ultimo artista dei trucchi scenici di tipo plastico ed elettromeccanico, capace di realizzare il progetto grafico e di sovrintendere a tutte le fasi di realizzazione del modello.
Il padre della “meccatronica”
Rambaldi ridefinisce in modo netto e originale il fantastico mondo degli “effetti speciali visuali”, ai quali conferisce, quasi come fosse stato un artista del Rinascimento, un’artigianalità e un genio tipicamente italiani. Abbina la meccanica e l’elettronica, creando la “meccatronica”.
Un’arte visionaria, nata per dare vita a veri e propri essere cibernetici, ribattezzati “attori meccanici” per la veridicità dei movimenti. Ma all’interno di questi esseri che hanno commosso, divertito o impaurito intere generazioni di spettatori, batteva un cuore umano, quello del suo creatore.
La vita fuori dal set
Uomo schivo e riservato, non amante del jet set, Rambaldi dedica il suo poco tempo libero alla famiglia e, con immensa discrezione, alla beneficenza.
Nel 2002 riceve un David di Donatello alla carriera. Gli ultimi anni della sua vita li trascorre in Calabria, a Lamezia Terme, mettendosi a disposizione dei giovani per testimoniare come la passione sia il motore che porta a realizzare i propri sogni.
La Fondazione culturale Carlo Rambaldi
La Fondazione culturale Carlo Rambaldi, presieduta dai figli Victor e Daniela, continua a lavorare nell’ambito della beneficenza, aiutando bambini e donne vittime di violenze.
Tra gli altri ambiziosi progetti, quelli di attivare corsi cinematografici per giovani artisti e di portare a termine la nascita del museo che ospiterà le testimonianze della carriera artistica di Rambaldi.